immobili sicilia fase 3 post lockdown

L’immobiliare nella fase 3 post lockdown

La ricerca di abitazioni, non si è mai fermata neanche durante il periodo di confinamento dovuto al lockdown, è semplicemente cambiato il metodo di ricerca, oggi sempre più basato sul web e sugli altri canali online: Social ed App mobili.

È cresciuto il ricorso al mezzo, il digitale, “la  rete”, che ormai sta diventando il canale principalmente usato anche nel settore immobiliare, quindi dalle Agenzie, dagli acquirenti, dai venditori. Si chiede di visitare un immobile dopo averlo già visto e valutato online.

Ubicazione, tipologia, caratteristiche, ogni dettaglio anche quelli meno conosciuti dagli Utenti, vengono compiutamente proposti online negli annunci, nelle schede, quindi oggetto di approfondita valutazione dei potenziali clienti. L’online come mezzo immediato, comodo, slegato da orari e vincoli, che supera le regole ed i protocolli di sicurezza imposti dalle agenzie immobiliari per le visite, contribuisce a fare un’ulteriore scrematura. 

Il profilo dell’acquirente che si manifesta, è quello di un utente concreto, realmente motivato ad acquistare, spesso già informato sull’effettiva finanziabilità reddituale, una concretezza prima difficilmente riscontrabile, di certo non così diffusa. 

Elemento ulteriore di novità nel settore immobiliare è rappresentato da esigenze nuove, diverse, cosi per come oggi si manifestano. La tipologia delle ricerche, sono parecchio cambiate, si basano su criteri di selezione più attenta in ragione delle necessità, si cercano case di migliore qualità, nella distribuzione degli spazi, metrature, ambienti, vani, luminosità, esposizione, spazi aperti (terrazze, balconi, verande), ed ancora spazi da destinare al lavoro da casa, angoli studio/ufficio. Villette con giardino in zone periferiche, magari vicine al mare, dove c’è meno inquinamento e realtà urbane poco affollate, in alternativa all’opposto appartamenti in zone centrali per la comodità di avere tutti i servizi in prossimità dell’abitazione. Punti divenuti esigenze vitali, elementi chiave, nella valutazione finale per la maggioranza degli acquirenti. La casa non più un luogo da vivere per poche ore al giorno, ma potenziale rifugio, luogo da vivere con maggiore intensità per tempi potenzialmente assai più lunghi. Effetti indotti dalla recente insolita esperienza che però sta producendo conseguenze assai più importanti di quanto si potesse immaginare.

La casa è sempre nei pensieri degli italiani

Se questa è la situazione riscontrata per il settore abitativo, si delineano invece tempi tristi per le locazioni commerciali, il settore legato ad uffici, attività, negozi, conosce una nuova fase di difficoltà, che fa seguito ad altre precedenti, dalla quale non sarà facile ed immediato uscirne. I motivi, le cause, si determinano in ragione delle nuove regole per il distanziamento sociale, da una diminuita propensione ad uscire, paure ed ansie non sopite, timore nello spostarsi, prendere aerei, treni, bus per fare turismo ed ancora si aggiunge un fenomeno considerato nuovo, ma in effetti esistente da tanto, un sempre maggiore ricorso allo “smart working”. In conseguenza di ciò, a partire dalle grandi aziende, si riflette sul come coniugare la necessità di ridurre i costi in un’ottica di incertezza nel breve e medio periodo, mantenendo in piedi l’operatività aziendale e le attività anche in vista di altri ulteriori possibili nuovi periodi di emergenza, adottando forme di collaborazione e di partecipazione a distanza dei loro collaboratori e impiegati.

Metrature e spazi meno importanti, saranno preferiti e quindi ricercati con ricadute che è facile immaginare sia per il settore delle locazioni immobiliari che per gli altri settori economici collegati, a partire dai trasporti ed ancora agli esercizi del settore terziario, che offrivano servizi e ristorazione ai lavoratori impiegati. Diminuzione per chiusura o mancate aperture per attività come ristoranti, tavole calde, bar, palestre, centri benessere … Minore il numero di locali affittati e prezzi di conseguenza in picchiata. Tutto collegato con effetti a catena che sarà bene studiare per trovare vie d’uscita se non addirittura vantaggi competitivi in termini economici e sociali. 

Rileviamo nei dati offerti e misurati, che nel periodo tra il 15 marzo ed il 15 aprile quasi il 60% delle pratiche caricate sulla piattaforma locazioniweb.com ha riguardato la risoluzione di contratti di locazione, in buona parte ad uso diverso da abitazione. Un dato questo che come cassa di risonanza avrà un’ulteriore immissione sul mercato di immobili liberi, per i quali i proprietari non avranno scelta: o lasciarli chiusi o venderli a prezzi stracciati. Uno dei motivi di resa da parte dei commercianti è stato certamente l’affitto ormai troppo alto in relazione ai mancati introiti. Di contro però occorre osservare che da anni la tassazione sugli immobili commerciali è parecchio elevata a causa di rendite catastali spropositate rispetto all’effettivo rendimento e quindi all’andamento del mercato in questo settore che ha sempre registrato un trend negativo a differenza del mercato residenziale. A dare il colpo di grazia nel 2020 è stata la decisione da parte del governo di non rinnovare l’applicazione della cedolare secca al 21% sulle locazioni di immobili con categoria C/1, una misura varata l’anno precedente per limitare i danni degli immobili commerciali sfitti. 

In sintesi, il mercato immobiliare è profondamente mutato in ogni suo segmento, ci sforziamo di analizzare i dati per comprendere come poter meglio reagire anche nell’interesse di chi si affida a noi come Agenzia e alla nostra categoria di Agenti immobiliari, nella prospettiva che come dicono gli indici, si possa cogliere il balzo dell’ipotizzabile ripresa del Mercato a partire dal 2021